
La 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ha visto il debutto di “The Brutalist”, un’opera che ha immediatamente impressionato per la sua ambizione e l’impeccabile esecuzione. Diretto da Brady Corbet, il film ha immerso gli spettatori nella storia di László Toth (Adrien Brody), un architetto ungherese fuggito in America nel 1947, il cui sogno americano si scontra con il prezzo dell’integrità in un mondo spietato. La narrazione, pur contemplativa, ha permesso un’esplorazione profonda delle contraddizioni dei personaggi, supportata da una fotografia di Lol Crawley definita “luminosa e crepuscolare”, capace di catturare l’evoluzione emotiva e temporale della storia con palette cromatiche sofisticate. Il montaggio è stato elogiato per la sua precisione chirurgica nel costruire la tensione, mentre le musiche hanno contribuito a creare un’atmosfera opprimente ma affascinante. Le performance attoriali, in particolare quella di Adrien Brody, sono state un punto di forza assoluto, affiancato da un’ottima Felicity Jones e Guy Pearce. Era evidente fin da subito che questo film era destinato a lasciare un segno profondo nel panorama cinematografico.
Il successo di Venezia si è poi tradotto in una cavalcata trionfale verso la notte degli Oscar del 2 Marzo 2025. Le numerose candidature ottenute da “The Brutalist”, tra cui Miglior Film, Miglior Regia, Migliore Fotografia, Miglior Scenografia e le performance dei protagonisti, sono state la diretta conseguenza del plauso ricevuto. Il film ha concretizzato le aspettative, portando a casa ben quattro statuette. Le vittorie per la Migliore Fotografia e la Miglior Scenografia hanno confermato l’eccellenza tecnica che aveva tanto impressionato. Inoltre, la statuetta a Adrien Brody come Miglior Attore Protagonista ha coronato una performance unanimemente acclamata come una delle più intense e complesse della sua carriera. “The Brutalist” si è così affermato come un film che non solo colpisce artisticamente, ma che riesce a risuonare profondamente, offrendo una potente riflessione sul sogno americano e sull’identità, consolidando il suo status di opera significativa nel cinema contemporaneo.