
Rompere, ricostruire, ricreare. Simon Cracker è molto più di un brand: è un grido di ribellione, un manifesto di creatività sostenibile che sfida l’industria della moda. Nato nel 2010 dall’intuizione visionaria di Simone Botte, il progetto incarna il concetto di upcycling, trasformando capi e tessuti dimenticati in opere uniche, cariche di significato. A questo universo si è unito nel 2020 Filippo L.M. Biraghi, portando la sua esperienza di editor, giornalista e buyer, e spalancando al brand le porte della moda mainstream, da Who Is On Next? fino al calendario ufficiale della Camera Nazionale della Moda Italiana.
La filosofia di Simon Cracker va ben oltre il semplice concetto di riciclo. “Non si tratta solo di estetica”, affermano i fondatori, “ma di un obbligo morale verso il mondo”. I loro capi, liberi da regole come stagionalità o genere, sfidano gli stereotipi e celebrano l’unicità, abbracciando il limite come una fonte inesauribile di creatività. Collaborazioni come quelle con Kappa, Gaia Segattini Knotwear, e persino i ribelli Ragged Kingdom di Jamie Reid, arricchiscono una narrativa in continua evoluzione.
SIMON CRACKER FW25: LE PERLE AI PORCI
Ironia tagliente, riflessione sociale e la giusta dose di provocazione. La collezione FW25 di Simon Cracker, intitolata Le perle ai porci, è una risposta diretta al divario tra il percepito e la realtà. “Soldi, ricchezza, like su Instagram: tutto sembra scintillare, ma cosa rimane di autentico?”, si chiedono Simone e Filippo, ponendo l’accento sull’illusorietà di un sistema che celebra l’apparenza e dimentica il valore.
Il tema estetico è chiaro: ricchezza fittizia e ostentazione kitsch. Le “sciure” milanesi sfilano immaginarie con Birkin stampate, foulard Hermès trasformati in abiti e giacche Chanel sfigurati con spray colorati. Festoni e fiocchi esagerati richiamano atmosfere che oscillano tra Prada e Moschino, mentre oro e “lustrini” pervadono ogni capo, diventando un simbolo satirico della superficialità contemporanea.
Un capo su tutti: un abito letteralmente cancellato da centinaia di cartellini di brand altrui, per domandare con disarmante semplicità: “Cosa conta davvero?”
La palette cromatica attinge nostalgicamente dai Quality Street, i tradizionali cioccolatini britannici, mescolando colori audaci e vivaci. Le tecniche di lavorazione confermano il marchio di fabbrica del brand: nodi, patchwork e tinture sperimentali si fondono a un approccio artigianale che rispetta il passato ma guarda dritto al futuro. Anche quest’anno, Simon Cracker rinnova la collaborazione con Dr. Martens, trasformando il loro deadstock in esuberanti ballerine in stile Chanel.
Per chi sfida tutto
Dedicata a chi lotta ogni giorno per sopravvivere, sia nella moda che nella vita, questa collezione parla di resistenza creativa e sfida. Con uno sguardo rivolto a miti come Miuccia Prada, Yves Saint Laurent e il sempre irriverente Franco Moschino, Simon Cracker trasforma la moda in una denuncia sociale, puntando il dito contro un sistema che troppo spesso perde di vista il suo scopo: raccontare il mondo reale, e non solo i suoi sogni.
“SEMPRE RICCHE SOLO PER FINTA!” gridano Simone e Filippo.
Questa collezione è dedicata a chi si danna l’anima per provare a sopravvivere (nella moda ma soprattutto nella vita), a tutti i poveri e a Oliviero Toscani.



