Posted on: Aprile 8, 2023 Posted by: Young Gucci Comments: 0
ralph lauren

Ralph Lauren è una figura che affascina ed ispira. Scopriamo insieme la sua vita.

“Le mie creazioni sono per sempre. Migliorano con il tempo” spiega Ralph Lauren che, nonostante gli oltre cinquant’anni di carriera e i suoi 1246 negozi, non si considera uno stilista ma solo un tipo a posto. A prima vista la sede centrale di Ralph Lauren: una grande torre di vetro e acciaio che si protende aggressivamente verso il cielo di Manhattan, non fa molto Ralph Lauren. L’impressione cambia quando al sesto piano le porte dell’ascensore si aprono su quello che sembra il flagship store del brand in Bond Street: uno spazio accogliente dall’illuminazione soffusa con pannelli di legno alle pareti, dipinti a olio e vissuti divani di pelle disseminati di cuscini a motivo tartan.

L’Ufficio di Ralph Lauren è affollato di oggetti: libri, opere d’arte, premi , copertine di riviste incorniciate, un paio di modelli di velivoli degli anni 50 e persino una lucida bicicletta nera dall’aria vintage. La scrivania ingombrata di ritratti di famiglia, in cornici d’argento – la moglie Ricky, i figli Andrew e David, la figlia Dylan e 5 nipoti Oltre che di gingilli di varia natura, che vanno da un paio di stivali da cowboy in miniatura, una serie di robot di latta fino a macchinine, modellini di elicotteri. Carismatico e pacato nel parlare, ha una figura snella.( Si allena con un personal trainer per 90 minuti ogni mattina) messa in risalto da un blazer scozzese, jeans blu délavé abbinati a sneakers bianche, immacolate.

Gli occhi color acquamarina appaiono ancora più scintillanti sul suo viso abbronzato e segnato del tempo. È appena tornato da Los Angeles, dove ha presentato la P/E 2023 –  la sua prima sfilata sulla West Coast- alla presenza, fra gli altri, di Jennifer Lopez, Ben Affleck, John Legend, Laura Dern e Diane Keaton.( è amico di quest’ultima fin dagli anni 70, quando l’ha vestita in  Io e Annie.)

La collezione di Ralph Lauren

Come sempre, la collezione presentava tutti i tratti del classico stile americano, con un tocco di Englishness:  stivale da cowboy indossati con abiti prairie, spesse gonne a motivi navajo, maglioni preppy con pantaloncini da tennis bianchi, lunghi e morbidi abiti da sera in stile vecchia Hollywood… “Funzionano ancora perché io sono quello che sono” dice “sono il prodotto. Se vi piace il mio stile, vi piacciono i miei abiti.”  Ecco la verità:  non si tratta,  e non si è mai trattato, di moda.

Lauren è sempre stato più interessato al lifestyle, alla vita vissuta negli abiti. Le sue creazioni sono un invito a sognare. Quando si acquista un maglione Ralph Lauren, si entra in un mondo di raffinatezza e  buon gusto,  di volti cesellati e carnagioni impeccabili, in cui tutti possiedono un cavallo e un’auto sportiva e fanno picnic su prati impeccabilmente rasati. Eppure, in qualche modo, l’insieme riesce a sembrare incredibilmente accessibile. In effetti, Lauren ha sempre lavorato più come regista che come stilista. ‘Non sono Karl Lagerfeld” ammette, citando quello che il defunto Direttore Creativo di Chanel gli ha detto una volta: “Dovresti candidarti alla Presidenza”. E continua:  “Karl mi piaceva molto. Era uno stilista ed era unico. Ma io non mi vedo come tale. Mi considero… un tipo a posto.” 

La struttura aziendale

Oggi, la Ralph Lauren Corporation vale più di 7,4 miliardi di dollari e, pur avendo lasciato la carica di CEO nel 2015, lo stilista rimane presidente esecutivo, chief creative officer e sovrintende alla realizzazione di tutte le linee: Ralph Lauren Collection, Polo Ralph Lauren, Purple Label, Double RL… In tutto il mondo ci sono 1246 negozi Ralph Lauren( tra quelli gestiti direttamente  e  quelli in franchising), 5 ristoranti, numerose caffetterie. “È mio l’ho costruito io. Ne sono orgoglioso, perché l’ho realizzato con integrità e gusto. Ho sempre lavorato sodo, non mi riposo sugli allori.” 

C’è ben poco che Ralph Lauren, 83 anni, non abbia visto o fatto: ha ricevuto il CFDA Award alla carriera dalle mani di Audrey Hepburn, ha frequentato Cary Grant e dato consigli a Frank Sinatra. “Tutto comincia quando decidi chi vuoi essere da grande. Non ero ricco e, come tutti, sognavo una bella vita. Volevo una casa in campagna, un’auto da corsa… sogni che ho trasformato in realtà.” Nato Ralph Lifschitz nel 1939-  cognome cambiato in ‘Lauren” (da Lauren Bacall) quando aveva 16 anni -, era il figlio più giovane di immigrati ebrei provenienti da Pinsk, oggi in Bielorussia. Il padre era un’artista, ma spesso sbarcava il lunario imbiancando case.

Figure di riferimento di Ralph Lauren

“Quando ero ragazzo ammiravo figure come John F. Kennedy”,  ricorda “persone speciali, che suscitavano in me il desiderio di salire in alto”. Non era uno studente brillante, ne era particolarmente attratto dalla moda (non ha frequentato una scuola di Fashion design) e non lo è tuttora, tanto da interessarsi poco degli altri stilisti,  sebbene ricordi di aver letto un articolo di giornale su Yves  Saint Laurent : “Lo ammiravo, trovavo interessante il fatto che non avesse ancora trent’anni. Non erano tanto i suoi abiti ad attrarmi, quanto la sua grandezza. Aveva qualcosa di magico”. Il successo è qualcosa che ha sempre avuto una forte appeal su di lui, fin dalla più giovane età, quando viveva nel Bronx. La sua passione erano i film, star come Steve McQueen e Paul Newman: “mi son sempre piaciuti gli attori che potrebbero indossare i miei abiti”.

È per questo che in Ralph Lauren è immancabilmente presente un lato narrativo: lui è lo storyteller che evoca un mondo ideale di cui tutti vorrebbero far parte. Nel corso dei suoi oltre 5 decenni di carriera, è stato l’incarnazione del sogno americano. Un giovane di belle speranze che inizia disegnando cravatte e osa dire di no a Bloomingdale’s. Quando la catena di grandi magazzini gli fa sapere di essere interessata ad acquistare una partita di cravatte a condizione che lui le renda più strette. Qualunque stilista esordiente si sarebbe limitato a chiedere: “Quanto strette?”. Non Lauren: “Non posso”, dissi, “e poi me ne andai” ricorda. “Sei mesi più tardi, mi ricontattarono e mi dissero:  “Vogliamo acquistare le sue cravatte”. ” Quella piccola collezione ha registrato vendite per mezzo milione di dollari solo nel primo anno. “Così, mi chiesero che cos’altro sapessi fare. Ero solo un ragazzo, ma mi rendevo conto che non sarei potuto andare avanti disegnando solo cravatte. Così ho iniziato a fare camicie poi abbigliamento femminile. Non era di tendenza, ma era il nuovo, e questo è sempre stato il punto. Ho detto a quelli di Bloomingdale:  “Datemi un negozio e lasciatemi fare”. Era il 1969.

Lo stile nel tempo

Il suo stile classico può facilmente far dimenticare fino a che punto Lauren sia stato un pioniere. “Non mi ha mai interessato fare quello che fanno gli altri”, dice. “Non ero sicuro che avrei avuto successo. Sapevo che volevo qualcosa, e che anche altre persone l’avrebbero voluta. Questione di istinto”.  È stato il primo stilista americano ad aprire una boutique indipendente negli Stati Uniti ( a Beverly Hills, nel 1971) ed è sbarcato in Europa molto prima di qualsiasi altro designer statunitense. Inoltre, ha da tempo fatto propri concetti di diversity e inclusione:  i suoi casting sono sempre stati aperti a tutte le età e le etnie, un approccio che il settore sta per lo più adottando solo adesso.

È stato anche il primo stilista a lanciare una collezione per la casa, nel 1983, un’ulteriore mossa in anticipo sui tempi, che lui commenta con un’alzata di spalle: “sono consapevole di non essere un designer di interni, ma so come voglio che siano le mie case”.  Di queste ultime, in effetti, ne ha parecchie. Trascorre il fine settimana con la famiglia nella villa di Bedford, New York, (quando gli si chiede il segreto dei suoi 58 anni di matrimonio, risponde con un sorriso malizioso: “dovreste chiederlo a Ricky”), ma ci sono anche il ranch di 16.000 acri in Colorado  e la casa in Giamaica, dove passa le vacanze. E poi c’è quella che lui definisce la sua ‘cattiva abitudine’, una vasta collezione di auto sportive, in realtà un brillante investimento che si dice valga centinaia di milioni.

“Sono molto fortunato”

Ovviamente, il successo  gli ha portato ricchezza, ma lui ha dato molto in cambio, per esempio sostenendo attivamente le organizzazioni che si dedicano alla lotta contro il cancro. L’azienda ha donato milioni di dollari per la ricerca sul cancro al seno e sostiene iniziative che promuovono l’accesso all’istruzione e aiutano le comunità meno abbienti.  Di certo, non ha alcuna intenzione di rallentare. Va in ufficio 5 giorni alla settimana ed è più motivato che mai. “Mi piace creare cose nuove”, dice “che si tratti di collezioni, ristoranti o negozi. Amo quello che faccio, mi fa sentire bene”.

Quando si parla di successione, si dimostra piuttosto svago:  “Ho molti  bravi talenti in azienda. Alcuni sono qui da 30 o 40 anni. Sono persone fedeli, perché mi prendo cura di loro. Ma non penso mai a come sarà il marchio quando non ci sarò più. Non me ne preoccupo” . E continua “Le mie creazioni sono per sempre, migliorano con il tempo. Non si tratta di nuovo o di vecchi: dipende da come le indossi, da come le abbini. Mi piacciono le cose che durano: gli abiti, le auto… e la vita. So che è breve e proprio per questo mi godo quello che ho, come ho sempre fatto”. 

E se fosse non stato Ralph Lauren, ch iavrebbe potuto essere?  “Il portiere del mio palazzo”, risponde senza esitazione. “Ci penso spesso. Ogni mattina, lui mi dice: ‘Salve, Mr Lauren’. E io penso: ‘avrei potuto esserci io al suo posto. Lui hauna famiglia, una vita, combatte le sue battaglie ed è felice. Io ho avuto l’opportunità di realizzare tutte le mie aspirazioni. Volevo fare qualcosa di grande, volevo essere grande… sono una persona fortunata? Si, credo di sì”. Fa una breve pausa e conclude: “Non ho rimpianti. Quindi, sì, sono stato molto fortunato”.

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